epilessia

La discriminazione sociale spinge molto spesso i pazienti e le famiglie a vivere la malattia con disagio e vergogna e quindi a nasconderla. William Gordon Lennox, uno dei principali epilettologi mondiali, diceva che “il soggetto con epilessia soffre più che per la sua malattia per tutto ciò che essa comporta, soprattutto a livello sociale”.

Dai dati a disposizione si stima che in Europa circa 6 milioni di persone abbiano un’epilessia in fase attiva e che la malattia interessi in Italia circa 500.000 persone. Le epilessie colpiscono tutte le età della vita ma i maggiori picchi di incidenza si hanno nei bambini e negli anziani.

Il Dott. Giovanni Boero, neurologo e responsabile dell’ambulatorio di epilessia presso l’ Ospedale SS. Annunziata di Taranto, ci ha aiutati a capire meglio la malattia, spesso anche confusa per altre patologie.

Dottore, cerchiamo di fare un po’ di chiarezza, che cos’è l’epilessia? E quante persone ne soffrono nella nostra regione?

L’epilessia è una malattia neurologica cronica caratterizzata dalla ripetizione di crisi epilettiche; le crisi epilettiche sono la manifestazione clinica di una alterazione dell’elettricità del cervello, che in alcuni momenti risulta eccessiva; in relazione al punto della corteccia cerebrale in cui avviene la scarica elettrica anomala, cambia la manifestazione della crisi epilettica; se ad esempio la scarica elettrica si verifica nella corteccia motoria, la crisi epilettica si manifesta con un movimento involontario di in segmento del corpo. L’epilessia è una malattia con una prevalenza di circa l’1%, per cui nella nostra regione circa 40.000 persone ne soffrono.

Esistono fattori esterni che possono facilitare la comparsa, in un soggetto predisposto, di una crisi epilettica? La maggior parte delle crisi epilettiche si verifica spontaneamente; in alcuni casi, però, le crisi possono essere facilitate in caso di protratta privazione di sonno, di una stimolazione luminosa intermittente e di abuso di alcoolici.

Ci sono patologie che vengono confuse con l’epilessia?

Si, molto spesso vengono diagnosticate come crisi epilettiche manifestazioni di altro tipo, come le sincopi (i collassi), gli attacchi di panico, gli attacchi ischemici transitori ed altre manifestazioni psichiatriche. In generale, quando un paziente presenta un episodio, di breve durata, con manifestazioni psichiche, neurologiche o con perdita di coscienza, c’è sempre qualcuno che pensa che possa essere di natura epilettica.

La diagnosi di epilessia, quando arriva?

La diagnosi è complessa e non deve essere azzardata perché comporta, nella maggior parte dei casi, l’inizio di una terapia lunga, che può durare anche tutta la vita e che può essere gravata di effetti collaterali. L’epilessia è una sindrome e come tale perché si faccia diagnosi è necessario non solo dimostrare la presenza di crisi epilettiche ma anche la loro ripetitività, l’assenza di situazioni confondenti e la coerenza tra le manifestazioni epilettiche ed i dati strumentali (elettroencefalografici e di risonanza magnetica cerebrale) in possesso.

Si può guarire dall’epilessia?

Si. Alcune forme di epilessia scompaiono spontaneamente con l’età e, in generale, il 65% dei pazienti, con una terapia adeguata, non ha più crisi; di questi, una parte (circa il 50%), continua a non avere crisi anche dopo la sospensione della terapia.

Come influisce l’epilessia nella vita quotidiana?

L’epilessia è una malattia che interferisce fortemente sulla qualità della vita, attraverso le crisi, e più in particolare l’imprevedibilità delle crisi stesse, ed attraverso i potenziali effetti collaterali delle terapie antiepilettiche. Pensate, ad esempio, come ci si possa sentire quando si debba intraprendere una qualsiasi attività pensando che possa essere interrotta o condizionata improvvisamente dal sopraggiungere di una crisi epilettica; o, ancora, come possano condizionare la sonnolenza o la mancanza di equilibrio indotte dal farmaco assunto.

Utilizziamo “un caso clinico”, come accade nel convegni medici. Mi trovo a passeggiare in occasione di una festa patronale, una donna che passeggia poco più avanti cade a terra, s’irrigidisce e comincia ad essere colta da convulsioni. Come posso prestare aiuto nel modo migliore?

L’unica cosa da fare in questi casi è spostare il soggetto in preda a convulsioni su un lato del corpo, evitando così che la lingua ostruisca le vie aeree, ed evitare che durante i movimenti convulsivi si procuri delle lesioni urtando contro oggetti vicini. Al termine dell’episodio, che nel 90% dei casi termina entro 5 minuti, si cerchi di capire, se presenti amici o parenti, se il soggetto soffre già di epilessia o se è la sua prima manifestazione di questo tipo; nella prima eventualità potrebbe non essere necessario ricorrere subito ad una struttura sanitaria, mentre in tutti le altre è raccomandabile farlo.

La nostra regione come è organizzata e quali sono le strutture per la cura dell’epilessia?

In Puglia non esistono strutture sanitarie con una organizzazione complessa, specificamente destinate alla diagnosi e cura delle’epilessia, ma la malattia viene gestita in ambulatori, in alcuni casi dedicati all’epilessia, annessi ai reparti di neurologia degli Ospedali.

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