Vitamina D
È quanto emerso a conclusione del XIV Congresso della Società italiana dell’Osteoporosi, del Metabolismo Minerale e delle Malattie dello Scheletro (SIOMMMS). Gli esperti della società scientifica provenienti da tutta Italia, riuniti con una delegazione dell’American Society for Bone and Mineral Research (ASBMR), hanno fatto il punto a Roma su diagnosi e terapia delle malattie dell’osso e, in particolare, hanno assunto una posizione differente rispetto a quella dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) che alcuni mesi fa ha parlato di un abuso di Vitamina D in Italia.

“Tutti gli studi confermano che gran parte della popolazione italiana è affetta da Ipovitaminosi D – spiega il Presidente della SIOMMMS Giancarlo Isaia -. Ciò dimostra che non sono state attivate sistematiche politiche sanitarie volte a contrastare questa carenza; per esempio, sottoporre tutti, soprattutto gli anziani che si espongono meno ai raggi solari e i pazienti affetti da malattie croniche, a supplementazione con Vitamina D, anche senza un suo preventivo dosaggio ematico: in tal modo, si potrebbero certamente ridurre i rischi di fratture e i costi del SSN”.

La Vitamina D è stata quindi incoronata coprotagonista nella cura dell’osteoporosi, quale supporto fondamentale dell’efficacia dei farmaci, che senza di essa non conseguirebbero risultati importanti. Inoltre, la prestigiosa Cochrane Collaboration in una recentissima review ha documentato come la Vitamina D – e in particolare il colecalciferolo – ha un impatto positivo addirittura in termini di mortalità (-6%). “Non c’è un problema di abuso; la questione vera è l’urgenza di sottoporre a cura chi ne ha un effettivo bisogno. Nel caso dell’osteoporosi, oltre a pensare a nuovi farmaci o a terapie alternative, è quindi fondamentale sanare la carenza di Vitamina D – spiega Davide Gatti dell’Università di Verona -. Il suo livello nel sangue è la conseguenza del suo apporto dietetico e dell’esposizione al sole, ma in Italia il contributo della dieta è sensibilmente inferiore rispetto ad altri Paesi e l’apporto da esposizione ai raggi solari interviene comunque al massimo per il 30%”.

Gli esperti confermano che in Italia l’Ipovitaminosi D si verifica perché si mangiano meno grassi animali rispetto ad altri Paesi e perché non si adotta l’aggiunta di Vitamina D negli alimenti, come per legge fanno nel nord Europa. Una strategia che in Italia è stata bocciata anche per motivi economici. 

qibli

Inserisci il tuo indirizzo email nella nostra mailing list per rimanere aggiornato sulle nostre attività.

Qiblì srl

Via Paganini, 50 - 74023, Grottaglie (Ta)
Email: info@qibli.it
Tel. 099 9908003
PI: 02673960734
Vai all'inizio della pagina